ATTIVITÀ
Incontro con il Dalai Lama
Dalai Lama durante l’accensione del cero alla cerimonia pubblica svoltasi a Torino
Il 16 dicembre 2008, presso l’auditorium RAI di Torino “Arturo Toscanini” su invito del Consiglio regionale del Piemonte e dell’Associazione di Comuni, Province, Regioni per il Tibet, si è svolto l’incontro pubblico con il Dalai Lama.
Hanno partecipato all’incontro, portando la loro testimonianza, i rappresentanti di diverse religioni: l’Unione Induista Italiana rappresentata da Svamini Hamsananda Giri, Gelong Lobsang Sanghye (monaco buddhista), Elvio Arancio (islamico), Giuseppe Platone (pastore valdese), Rav. Alberto Moshe Somekh (rabbino capo Comunità ebraica di Torino) Lamberto Rondoni (docente universitario, cattolico).
Dalai Lama è il nome che da secoli viene dato ai capi religiosi e politici del Tibet, Tenzin Gyatso è l’attuale Dalai Lama, nato nel 1935, è in esilio in India dal 1959 in seguito all’occupazione cinese del Tibet (1949-1951). Poco dopo la presa del potere del Partito Comunista, la Cina diede inizio all’invasione del Tibet. Non fu soltanto occupazione militare: ciò che guidava gli invasori era la convinzione che la religione fosse un male da estirpare, che il popolo andasse liberato dalla soggezione a un’ideologia reazionaria. Ebbe così luogo un vero e proprio genocidio culturale, che si protrasse per decenni, con migliaia di templi e monasteri depredati e distrutti, decine di migliaia di morti, deportazioni di massa, campi di concentramento e torture.
La furia distruttiva conoscerà la sua massima intensità durante la Rivoluzione Culturale, quando l’idea di poter plasmare un uomo nuovo in cui fosse cancellata ogni traccia del passato toccherà il culmine.
Mentre tutto ciò accadeva, colui che era stato riconosciuto come il quattordicesimo Dalai Lama, poco più che un ragazzo, dopo aver assistito impotente alla catastrofe del suo popolo, veniva costretto a rifugiarsi in India insieme a migliaia di monaci. Ha così avuto inizio quella diaspora dei maestri tibetani che ha fornito il contributo più deciso alla diffusione del Buddhismo in Occidente.
Lo stesso Dalai Lama si è adoperato instancabilmente in tale direzione, senza peraltro mai dimenticare la grave responsabilità che lo lega al suo popolo. Dalla sede del governo tibetano in esilio a Dharamsala, non ha risparmiato per decenni alcuno sforzo e ha impegnato tutto il suo prestigio affinché l’opinione pubblica mondiale non dimenticasse il problema del Tibet. Ovunque si sia recato, il ruolo di capo religioso di statura mondiale è stato inseparabile da quello di capo politico di un popolo oppresso. Tenzin Gyatso ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1989 per la resistenza non violenta contro la Cina.
Riportiamo qui di seguito alcuni passaggi significativi delle testimonianze portate dai rappresentanti delle diverse religioni durante l’incontro pubblico con il Dalai Lama.
Svamini Hamsananda Giri (monaca induista) rappresentante dell’Unione Induista Italiana-sanatana dharma samgha:
“Con un grandissimo onore e gioia porto a Sua Santità i saluti dell’Unione Induista Italiana-sanatana dharma samgha. L’Induismo deve al Buddhismo un suo profondo rinnovamento…un profondo senso di amicizia ci lega con i fratelli buddhisti; e l’amicizia è la struttura portante di una vera pace. Se la pace è spesso un’attitudine mentale, l’amicizia è soprattutto una qualità del cuore. La pace può essere accettata anche per calcolo, opportunismo, necessità, debolezza, imposizione e così via, ma l’amicizia, nel suo concetto ideale no, perché è un sentimento nobile, puro, la cui base è amore disinteressato; amicizia è eguaglianza nei diritti e nei doveri, amicizia è sacrificio, offerta di sé nel fuoco della dedizione. Così afferma il Tirukurall: “Allontanare un uomo dall’errore, dirigerlo verso la giustizia e condividere il suo dolore nella sfortuna, è vera amicizia”. Questo non può che condurci ad una totale solidarietà con tutti coloro che subiscono forme di violazione dei diritti umani. Le religioni, troppo spesso strumentalizzate, hanno il dovere di adoperarsi per superare positivamente ingiustizie, povertà, guerra e malattie e di trasmettere all’umanità il loro messaggio di fratellanza, amore e pace. La vita universale si sostiene attraverso il continuo consumare e rigenerare se stessi. Da questo punto di vista, potremmo affermare che la vita è l’equilibrio dell’alternarsi degli opposti che si completano nelle loro funzioni. Quando si alterano gli equilibri, si genera la guerra, la lotta per l’affermazione dell’uno sull’altro. La pace non si può pretendere, ma si deve costruire giorno dopo giorno, attimo per attimo, nel nostro modo di vivere e pensare. L’amicizia verso ogni essere vivente, la discriminazione, la conoscenza e l’unità sono i mezzi che ci aiutano a sviluppare la consapevolezza della realtà, e la realtà è l’Uno senza secondo o il Tutto senza esclusioni. Il conflitto nasce dall’egoismo e dall’ignoranza, dall’ignoranza nasce il dubbio e da questi la confusione e, se c’è confusione, come può esserci felicità? Una grande e imponente costruzione è costituita da innumerevoli piccole parti; ogni parte è essenziale per la stabilità e la bellezza dell’edificio. Così, nel cosmo, ogni essere è responsabile dell’armonia e del benessere collettivo. L’intero universo non è altro che una sola grande famiglia. Concludendo, Sua Santità, vorrei ringraziarla per la preziosità del suo impegno e del suo esempio. I frutti delle azioni non sono sempre visibili, ma i semi di pace che lei sta seminando nel mondo saranno il futuro dell’umanità. Grazie.” “Sii amico di te stesso e, ovunque andrai, ci sarà pace”. “Un viso sorridente non è segno sicuro di amicizia; l’amicizia profonda si trova dentro un cuore sorridente.”
Gelong Lobsang Sanghye rappresentante della comunità Buddhista
[… Possa così la nostra stessa vita essere al servizio di chi soffre e a tutela delle condizioni comuni di esistenza, possa in nulla la nostra fede distinguerci da quella dei fratelli di altre fedi se non per una particolare intonazione che naturalmente si accosta a quella meravigliosa polifonia della spiritualità umana, l’amore e la compassione. Gelong Lobsang Sanghye (monaco buddhista)
Elvio Arancio rappresentante della comunità Islamica
[…Siamo certi, Santità, che converrà che il crepuscolo delle ideologie del novecento ha dato inizio a una notte le cui prime ore hanno l’orrida immagine del materialismo più sfrenato e dell’edonismo egoista di quei pochi al mondo che si sono impadroniti dei diritti e delle ricchezze che dovrebbero essere condivisi da tutta l’umanità. Le autorità spirituali e religiose di cui ella è esponente di primissimo piano hanno a questo proposito la pesante responsabilità di essere voce di chi non ha voce e immagine di chi non ha luce. Ella rappresenta una speranza di libertà e dignità per tutti gli oppressi, non solo per il suo popolo ed è anche per questo che siamo onorati di salutarla e di augurarle ogni bene…….Grazie. Elvio Arancio (islamico)
Giuseppe Platone rappresentante della comunità Valdese
[…voglio far risuonare in questa mattinata una parola in cui credo, la parola di Gesù quando dice nel sermone della montagna, le montagne anche del Tibet, le montagne come luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, le montagne del Piemonte, le nostre montagne e anche le Valli Valdesi. Quella parola che è stata nel cuore dell’esperienza del Valdismo medioevale radicalmente non violenta “Beati i facitori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” . Questo è il mio augurio sincero “God bless you in your strong commitment”. Giuseppe Platone (pastore valdese)
Rav. Alberto Moshe Somekh rappresentante della comunità Ebraica
[…Sua Santità il Dalaylama si appresta a ricevere dalla nostra città la cittadinanza onoraria. Come rappresentante del popolo ebraico siamo commossi dalle dure prove che i fedeli del Dalaylama devono subire nella loro terra nella quale sappiamo essere in corso una soha e come rabbino non spendo tanto facilmente questo termine. Sappiamo che in questo caso si tratta di una soha del tipo di quella da noi orribilmente vissuta nel secolo ….. scorso. Il mio augurio è che si possa presto superare questa situazione. Il simbolo del lume che ci apprestiamo ad accendere è un simbolo molto forte nella tradizione ebraica stessa.]… Rav. Alberto Moshe Somekh (rabbino capo Comunità ebraica di Torino)Lamberto Rondoni rappresentante della comunità Cattolica Popolare
[… vorrei chiudere questo breve saluto con una citazione da un suo libro intervista perché ci trova in sintonia. Noi professiamo fedi diverse lo abbiamo visto e lei dice questo è un bene perché pensate a come sarebbe noiosa una città con un solo ristorante. Adesso cito: “come la gente apprezza la diversità dei cibi perché ci sono tantissimi diversi sapori così noi possiamo imparare a celebrare la diversità delle religioni e ad apprezzarne la varietà perché tutte hanno lo scopo di rendere gli uomini più felici e il mondo un posto migliore in cui vivere. Ecco noi condividiamo profondamente questo suo pensiero e crediamo che l’alba di un mondo migliore sta per sorgere in particolare grazie alla sua incessante testimonianza. Lamberto Rondoni (docente universitario, cattolico) momento conclusivo della cerimonia con il Dalai Lama