PICCOLA ENCICLOPEDIA
SAGGI, MAESTRI E SANTI
Nel corso dei millenni l’induismo, delineato chiaramente nei Veda, nelle Upanishad e in altre Scritture tra cui la celebre Bhagavad-gita, ha saputo sopravvivere alle forti sollecitazioni religiose, culturali e politiche che hanno caratterizzato la storia dell’India e del suo popolo. In questa capacità di rigenerarsi e reinterpretarsi, plasmandosi alle diverse condizioni, hanno avuto un ruolo centrale saggi, santi e Maestri di elevata levatura spirituale. Provenienti da tutte le estrazioni sociali – dal sacerdote, al re, al semplice di basso rango, dall’erudito all’analfabeta – questi uomini e donne hanno in comune la ricerca ardente e la realizzazione di Dio. L’induismo ha sempre enfatizzato il rispetto verso tutti gli esseri viventi, ma ancor di più verso le anime realizzate. Il Maestro, Guru, il monaco, samnyasin, l’asceta, lo yoghin godono, almeno nella società tradizionale, di grande venerazione in quanto “fari” che illuminano il mondo con la Conoscenza divina e mostrano il percorso per emanciparsi dalla sofferenza generata dall’ignoranza.
Il concetto di Maestro, Guru
Il Guru ha una posizione altissima, così come, la relazione tra Maestro e discepolo, Guru-shisha, è il cuore dell’esistenza di ogni induista. Questa relazione è iniziatica ed è indispensabile affinché il discepolo possa percorrere il percorso evolutivo e spirituale.
Il termine “guru” può voler dire anche “pesante” indicando, in questa accezione, il peso determinante che ha nella vita del discepolo. Ciò è espresso anche dal significato stesso del termine “guru”, “colui che disperde le tenebre e porta la Luce della Conoscenza” (dalle radici “gu”, oscurità, e “ru” “luce”).
Come i genitori donano la vita biologica ai figli, così il Guru porta il discepolo a una nascita spirituale. Quest’ultimo deve essere qualificato e possedere delle caratteristiche ben precise e accuratamente descritte nelle Scritture.
Il Guru è espressione vivente di Dio, non in quanto persona fisica bensì come Principio di Conoscenza.
Compreso questo aspetto, qualsiasi culto della personalità, a cui si assiste spesso oggi, non può che rivelarsi una deviazione dalla concezione originaria.
Purtroppo, nell’era attuale del kali-yuga, il mondo abbonda di ciarlatani e falsi guru che si appropriano di questi titoli per motivi egoistici di potere o denaro.
Un vero Guru è colui che ha realizzato Dio, mukti e non ha altro scopo se non l’emancipazione dei discepoli. Un vero Guru non ha bisogno dei discepoli, né ha mire personali di qualunque tipo. Nella Mundaka-upanishad si legge che il Guru deve essere stotriya, conoscere le Scritture e Brahmanastha, dimorare stabilmente nell’Assoluto, Brahman.
Un maestro spirituale appartiene sempre a una linea autentica di maestri, paramparaya, da cui attinge una trasmissione diretta di conoscenza, e a cui unisce la propria esperienza e realizzazione.
Appartenendo ad una tradizione, sampradaya, egli è il tramite di un patrimonio di conoscenza tramandato nel tempo attraverso un insegnamento iniziatico.
Alcune figure di saggi, santi e Guru
L’elenco dei saggi e santi dell’India è esteso. Qui se ne ricordano solo alcuni. Iniziando con i sette rishi, (la lista varia a seconda dei testi) Kashyapa, Atri, Vashista, Vishvamitra, Gautama Maharishi, Jamadagni e Bharadvaja Figure di donne rishi citate nei Veda: Ghoshsha, Godha, Vishwawra, Apala; Gargi e Maitreyi, nelle Upanishad.
Tiruvalluvar
Adi Shankara
Ramanuja
Madhva
A queste figure sono anche associate le molteplici visioni filosofiche e teologiche della Realtà.