L’Unione Induista Italiana compiange le vittime degli attentati in Pakistan e in Iraq e rivolge un appello per una preghiera comune per tutte le vittime, i famigliari delle vittime, e per tutti coloro che continuano a dire NO a tanta brutale malvagità.
Affinché la preghiera sia forza viva, concreta contro ogni tentativo di quest’orda di follia cieca che vuole dilagare nelle nostre piazze, nelle nostre case, e, ancor più rea, farsi breccia nei nostri cuori gettandovi il terrore e destabilizzando le nostre certezze, i nostri principi.
Sì, i NOSTRI principi, NOSTRI a prescindere dal credo religioso, dall’etnia, dal genere, i PRINCIPI di base per poter essere definiti esseri umani, i principi di amore, di rispetto, di sensibilità della sofferenza altrui.
Con questi attentati si è abbattuta su noi tutti, in quanto fratelli di un’unica grande famiglia, una malvagità, la più cieca, la più vile che vitupera la vita nelle sue espressioni più innocenti e inermi, una malvagità che ha bisogno di scagliarsi furibonda uccidendo bambini e giovani, donne e anziani, gente comune, quasi a voler uccidere il cuore del futuro e la memoria del passato.
Con il volto deforme, tale oscena malvagità non ha neppure il coraggio di confrontarsi ad armi pari, tanto è deturpata dall’alienazione di un’appartenenza a un’ideologia travisata, tradita.
In questi attentati di Lahore, in un parco giochi, sono morte 72 persone di cui ben 30 bambini; in quello in Iraq, 41 tra cui 17 avevano tra i dieci e i sedici anni. Non numeri, ma persone, identità, vite e con esse si è cercato di uccidere la speranza di una convivenza pacifica tra le diverse fedi; ma l’odio non riuscirà mai a spegnere quella speranza che rimarrà sempre viva nel ricordo di chi oggi non c’è più.
L’Unione Induista Italiana si unisce in una preghiera comune, perché il dolore che oggi si sta vivendo è partecipato, condiviso, ma può anche diventare stimolo a essere sempre più uniti e compatti opporsi a questo male e non perdere MAI la capacità di gioire di fronte al sorriso di un bambino che scopre il mondo, un mondo di cui la LIBERTA’ e il RISPETTO ne siano la luce e l’ossigeno.